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Il feticismo come illuminazione: “Piedi”, di Laura de Luca

Il libro “Piedi, pensieri per un feticista” raccoglie 83 tra riflessioni, racconti e poesie di Laura De Luca, oltre a disegni e foto. Ecco la recensione

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Caro feticista,
non pensare di essere il solo. E non pensare di essere solo. Anche io guardo sempre i piedi delle persone.

Inizia così il libro di Laura De Luca, con questa confessione. Immediata, quasi spudorata, instaura subito un discorso aperto, “niente bugie, occhi negli occhi, so di cosa parli”. So cosa nascondi.

Il libro “Piedi. Pensieri per un feticista” raccoglie 83 tra riflessioni, racconti e poesie di varia lunghezza, intervallate da foto e disegni, tutti dedicati a quelle piccole appendici che sostengono il corpo. Talvolta questi frammenti assumono la veste di un diario, più spesso l’autrice si rivolge al “caro feticista” per comporre uno scritto che ha il sapore di una lettera tra colleghi.

Niente da nascondere

Colleghi, non amici: perché i feticisti sono solitari. Hanno una passione, un culto in comune, ma difficilmente lo condividono, lo sbandierano. Il feticista si nasconde: l’ammirazione verso il piede, la parte più remota del corpo, la più disprezzata, è spesso malvista. Il feticista osserva il suo oggetto del desiderio da lontano, di sottecchi.

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Nel libriccino De Luca intesse un dialogo con quel feticista (ma in realtà con chiunque). E rimarca che non c’è nulla da nascondere: la stessa confessione iniziale è in realtà una lettera aperta. Non c’è da vergognarsi, anzi la passione per il piede è qualcosa di così razionale da poter essere motivo di vanto: i piedi, piccoli, lontani, nascosti nelle scarpe, sono la parte più raffinata dell’essere umano, con quel groviglio inspiegabile e intrigante di ossicini; la parte più importante, che silenziosamente caratterizza tutto il resto del corpo, imprimendogli suprema grazia, se la camminata è elegante come quella di un ballerino, oppure sensualità, o pesantezza, o disordine.

Il piede ci definisce, al punto che camminare sulle orme altrui, come facciamo sulla sabbia, è “un contagio tra identità”, una “promiscuità delle tracce” troppo invasiva per un animo solitario.

Il culto dei piedi

Il feticismo ne viene fuori come una sorta di “illuminazione”: dove gli altri si fermano a un bel viso, ai fianchi, a banali occhi o bocche, il feticista coglie la bellezza del piede al di là di ogni apparenza, di ogni mortificazione nelle scarpe; coglie ciò che va al di là del piede, ciò a cui il piede, come inizio delle gambe, allude (interessante la riflessione sul mito della sirena come tentativo di angelicare la donna). E non ne ha paura, al punto che l’autrice può affermare “caro feticista, tu sei l’unico coraggioso sulla faccia della terra”.

Troppo netta? Probabilmente sì, ma la missione del libro sembra quella di suscitare una riflessione dove normalmente manca: quello strano umano che ama i piedi non è così folle, anzi, potrebbe avere ragione a venerare calcagno e dita, malleolo e caviglia, a sdilinquirsi per un ossicino o per un’unghia. In questo senso, alcuni frammenti del libro sono davvero stimolanti. Purtroppo nella abbondanza di spunti si perde il ritmo: un’intera monografia sui piedi per un “non adepto” è un po’ eccessiva, in generale alcuni frammenti, più che essere “pensieri per un feticista”, sono riflessioni di una feticista, troppo intime persino per il circolo degli iniziati.

  • Autore: Laura De Luca
  • Genere: Riflessioni (pp. 233)
  • Casa editrice: Fefè Editore
  • Anno di pubblicazione: 2018

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