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Donne che comprano fiori: altro che donne forti ed emancipate

Donne che comprano fiori recensione libro

Ciò che so perfettamente è che non prendere decisioni è prenderne una molto importante.
Adeguarsi alla vita altrui, anche.
È un investimento rischioso. Una scommessa su una sola carta.

Succede che a fine estate passi in libreria alla ricerca di un libro di facile lettura, in grado di divertirti e farti riflettere allo stesso tempo. E bingo!, ne trovi uno che sembra fare al caso tuo: come valore aggiunto ha per protagoniste delle donne e il titolo, Donne che comprano fiori, sembra suggerire che si tratti di donne forti, il genere di persona con cui vorresti vederti ogni martedì per farti due risate. Il cervello pensa “Che colpo! Sarà intenso come Dieci donne, divorato a fine estate 2016, o divertente come Euridice Gusmao”, mentre la manina passa libro e soldi al cassiere. Qualche giorno dopo inizia la Passio Christi e ti chiedi quando finirà.

La trama (quella vera)

Madrid. A un anno dalla perdita del marito, Marina non ha ripreso in mano la sua vita. Quando trasloca in centro conosce Olivia, fioraia: al primo sguardo, Olivia decide che Marina ha bisogno di rimettersi in carreggiata. Così l’assume al Giardino dell’Angelo e decide di farle da guru. Quanto a Gala, Aurora, Victoria e Casandra, più o meno realizzate professionalmente, sono tutte in crisi sentimentale. L’enigmatica Olivia, dopo aver assegnato a ciascuna un fiore guida, le convince a cambiare vita.

Se questa trama vi sembra molto diversa da quella che trovate sul risvolto di copertina, non è un caso. Lì (sul libro) trovate cinque donne che comprano fiori, e anche se non lo fanno per se stesse, almeno lo fanno: svolgono un’azione tipicamente maschile, non aspettano che sia un uomo a fare una cosa carina, bastano a se stesse. Ma il libro racconta una storia molto diversa e poco incoraggiante.

Intanto, rimane un mistero il fatto che il vivaio di Olivia calamiti solo donne in crisi. E va bene, penserete che la crisi si risolva alla fine del libro, che le protagoniste diventino finalmente donne forti. E invece…
L’inno al vivere pienamente e in autonomia si dissolve a nemmeno metà libro. Basta notare che le frasi ad effetto (quella che apre questa recensione ne è un esempio, ma il libro ne è pieno) sono montate su una trama di patologica-dipendenza-da-qualcun-altro (moltiplicata per cinque).

Donne dipendenti

All’inizio Marina&co. sono drammaticamente legate a un uomo che non amano/non le merita/di cui si sono annoiate. Non se ne accorgono, ma sono infelici, spente, perché, anche se hanno un lavoro, il loro intero stato mentale sembra influenzato dalla relazione.

Nel corso della storia le cinque protagoniste prendono coscienza di alcune verità che molto spesso ci sfuggono, passano inosservate. Per esempio: si sente spesso dire che la donna sacrifica la carriera o la vita privata per le esigenze della famiglia e che questo automatismo è il frutto di alcuni condizionamenti storici e culturali di cui ci stiamo alleggerendo. Raramente, invece, notiamo che in molte case ci sono studi/ambienti svago riservati al marito, mentre la donna non ha una stanza/bunker che possa dirsi suo.

Non c’è neanche una foto in cui io sia sola. Con me c’eri sempre anche tu. Oppure eri tu che mi guardavi dall’altro lato. O compariva la tua ombra. O una parte del tuo dito che copriva l’obiettivo. Per quanto la foto ritraesse me, a essere catturato era sempre il tuo sguardo. Non ero io da sola. Ero la io che ero con te.

donne che comprano fiori recensioneNon temete: questa citazione è tratta dalle primissime pagine, poi l’asfissia gradualmente scompare. Il problema è che la dipendenza non si spezza. Le nostre cinque acquistano fiori, iniziano a uscire di casa, annegano i loro problemi in un almanacco di frasi da “Cioè” e un numero incalcolabile di bicchieri di vino. Ma non c’è nessuna reale autonomia, perché al marito/compagno/amante disgraziato si sostituisce un dominus molto più potente: l’onnipresente Olivia.

Olivia, la nuova tiranna

Dispensatrice di consigli non richiesti, aforismi, diktat su come debba essere una donna per essere felice, finisce per indurre le altre cinque a fare (e a fare in fretta) determinate scelte; e quando non sono loro a farle ci pensa lei a mettere lo zampino, a forzare la situazione.

Altro che donne emancipate! Le nostre protagoniste restano “copilota” della loro vita, solo che invece di  farsi guidare da un uomo che condivide con loro l’armadietto del bagno (e magari i ricordi e le preoccupazioni), si fanno influenzare da una donna appena conosciuta e che per loro rimane un mistero, perché (a parte motti ed esortazioni da biscotto della fortuna) non si dà mai completamente. Bel vantaggio! Con le stesse storie di partenza potevano esserci molta meno trama e molto più divertimento.

Anche continuando a presentare le crisi mistiche delle cinque quarantenni come problemi di cuore, poteva esserci una bella storia di amicizia al femminile a sciogliere i nodi, o almeno una cosuccia tutta da ridere, tipo una versione madrilena di Sex and the city. Invece si risolve tutto in “vediamoci al Giardino dell’Angelo (che è un buon nome per una setta, tra l’altro), ubriachiamoci, qualche battuta sporca e poi agli ordini della Grande Olivia”.

Chi è che sminuisce le donne, allora?


  • Titolo: Donne che comprano fiori (Mujeres que compran flores)
  • Autore: Vanessa Montfort
  • Genere: Romanzo (352 pp.)
  • Traduzione: Enrica Budetta
  • Casa editrice: Feltrinelli
  • Anno di pubblicazione: 2017

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