Quando un uomo dice no è no. Quando una donna dice no è sì, o almeno forse. […] E a poco a poco anche le donne cominciano a vedersi in questa luce. Alla fine […] nemmeno le donne sanno più quello che vogliono e non riescono più a decidere cosa fare, in nessuna circostanza. E gli uomini, naturalmente, risolvono il problema prendendole in giro per la loro indecisione e attribuendola a fattori biologici, agli ormoni, alla tensione premestruale.
Chi l’ha scritto? Queste parole non vengono da nessuna delle donne del movimento #MeToo, non sono state pronunciate durante una cerimonia di consegna degli Oscar e nemmeno da qualche Goodwill Ambassador dell’Onu. Sorpresa: sono tratte dal un libro di 45 anni fa (!). Nel 1973 Erica Jong pubblicava Fear of Flying, in Italia tradotto come Paura di volare (Bompiani).
Un libro controverso: dalle prime pagine (diciamo, le prime cento e passa) penseresti che si tratti di un romanzo erotico poco riuscito (personalmente non vedo l’utilità di usare “cazzo” “figa” et similia nei libri, ma ci torneremo), costruito intorno ai desideri e alle avventure vagheggiate dalla protagonista, la poetessa ebrea americana Isadora Wing. Isadora, in terapia dalla pubertà in poi, ha sposato in seconde nozze Bennett, uno psicanalista cinese (il primo marito, invece, convinto di essere una reincarnazione di Cristo, assume cocktail di tranquillanti in una clinica privata). Durante un viaggio in Europa Isadora perde la testa per Adrian Goodlove, una specie di strizzacervelli zingaro. Mentre Bennett, razionale e metodico, tenta di farla rientrare nei ranghi, Isadora è sempre più attratta da Goodlove – che, da parte sua, non si fa scoraggiare dalla sua impotenza.
Solo chi abbia la tenacia di terminare la lettura potrà godere del suo senso complessivo: una ricerca dell’identità che diventa una riflessione sull’essere, o meglio, sul diventare una donna.
Diventare donna in America. Che impresa! Si vien su con la testa piena di pubblicità di cosmetici, canzoni d’amore, consigli di giornali femminili, troioscopi, pettegolezzi di Hollywood e dilemmi morali da teleromanzo a puntate. Che litanie vi cantano i pubblicitari della vita felice! Che razza di catechismo! “Attente ai fianchi!” “Arrossisci come vuoi tu!”
Il punto è che donna non si nasce
Non è tanto una questione di attributi, quanto di consapevolezza di sé, quindi di completezza. Senza questa consapevolezza, si nasce bambina e si può crescere in tanti modi: come una consumatrice, seguendo il messaggio pubblicitario; come «una ragazza americana media uscita dalle pagine di Seventeen», affidandosi ciecamente a una frotta di esperti di bellezza ed etichetta; come una «mamma americana con l’aureola», se ci si sottomette acriticamente a un certo sistema di valori; o come una virago, se si cade nel tranello che per essere intelligente-forte-di successo occorra rinunciare alla propria femminilità.
In realtà, suggerisce Erica Jong, non è necessario fare una scelta così netta, o bianca o nera. La donna è un essere sfaccettato, che può essere un genio del metodo sul lavoro ma istintiva e passionale nei rapporti personali (ciò che comunemente fa di un uomo una persona degna di ammirazione).
Non importa se avevi un quoziente di intelligenza di 170 o 70 […]. Sotto sotto anche tu non desideravi altro che essere travolta dalla passione, perdere la testa. […] Nessuno si era mai preoccupato di dirti cos’è veramente il matrimonio. […] Ti aspettavi davvero di non desiderare mai più un altro uomo dopo il matrimonio. […] Poi invece li desideravi gli altri uomini, eccome, ed eccoti precipitare nel panico, nei sensi di colpa. Che razza di donna eri mai? […] Come potevi fare questo a tuo marito? Nessuno ti aveva mai detto che forse tutto questo non aveva niente a che fare con tuo marito?
Paura di volare, un modello di comportamento
Ma il modello educativo più diffuso (negli anni Cinquanta, ma in questo è cambiato poco) scoraggia questi istinti; anzi, prima ancora di metterli a tacere, li ignora, come se non esistessero.
Ero furiosa con mia madre perché non mi insegnava a essere donna, perché non mi insegnava a trovare un equilibrio fra la fame furibonda della figa e la sete del cervello. E così imparai tutto sulle donne dagli uomini. […] Imparai cos’era un orgasmo da D.H. Lawrence travestito da Lady Chatterley. […]. Imparai da Freud che le donne hanno un super-io deficiente e sono “incomplete” perché prive dell’unica cosa che valga la pena di possedere a questo mondo: il pene.
Ecco la suprema contraddizione: per sapere qualcosa sul sesso, bisogna farsene oggetto (sul punto, date uno sguardo a questa intervista alla Jong, che non risparmia critiche a Cinquanta sfumature)! In Isadora si crea un corto circuito o, per dirla con le sue parole:
[…] il mio conflitto interiore. L’attenta, ossessiva e noiosa tenacia di Bennett era in realtà la mia paura dei cambiamenti, la mia paura di star sola, il mio bisogno di sicurezza. Gli atteggiamenti strambi e le palpate di culo di Adrian erano la parte di me che voleva la gioia e la felicità a tutti i costi. Non ero mai riuscita a metter pace fra queste due facce della mia personalità. Ero solo arrivata a reprimerne una a spese dell’altra (per un po’).
Per un po’, appunto. Al costo di immensi sensi di colpa quando Isadora si lascia andare («Non è necessario picchiare le donne se si riesce a farle sentire in colpa»), probabilmente più alla ricerca della sua (complessa) identità che di una storiella di sesso che si rivela scomoda e molto meno eccitante di quanto sembrasse all’inizio.
Ora la scelta di usare una terminologia che non lascia spazio all’immaginazione può avere un senso: quello di descrivere le cose come sono, senza filtri. Parla come mangi, perché continuare a metterti i panni di un’altra (la moglie perfetta, la ragazza da foto-romanzo, la donna vista dall’uomo) non ti ha portato che confusione.
Alla fine Isadora si mette sul lettino dello psicanalista da sola: solo dopo aver conosciuto l’altra metà del suo orizzonte possibile, può prendere una decisione su chi diventare. Può persino decidere di non scegliere: finalmente è la pilota della sua vita, quale che sia.
- Titolo: Paura di volare (Fear of Flying)
- Autore: Erica Jong
- Genere: Romanzo
- Traduzione: Marisa Caramella
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 1994 (1973)
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Complimenti, Francesca Romana, la più bella e onesta recensione a “Paura di Volare”, tra le innumerevoli che ho letto almeno da 30 anni ad oggi. Su questo libro si è scritto tanto senza far parlare la sua autrice e capire ciò che voleva dire.
Brava anche per il tuo blog che è davvero utile per riscoprire libri e autori che si erano dimenticati o scoprire qualcosa che era scappato ( càpita anche questo…)
Buona serata intanto,
Mike Giffoni
Grazie, grazie, grazie per le sue bellissime parole.
Naturalmente in ogni commento il recensore mette del proprio, sicuramente anche io sono parziale. Ricorro alle citazioni proprio per far parlare direttamente l’autore, perciò sono molto contenta che il messaggio sia passato.
Buona giornata.
Francesca Romana